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Ci vuole coraggio - 8 Marzo 2025
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Federico nel Cuore, l'educazione come antidoto contro la violenza
L'educazione come antidoto contro la violenza A 16 anni dalla morte del piccolo Federico, il 26 febbraio p.v. nella sala Alessi di Palazzo Marino a Milano un Convegno per la memoria di una piccola vittima simbolo della lotta contro la PAS. Una madre che non si arrende per ciò che hanno fatto a suo figlio. Federico rappresenta tutti i figlicidi italiani, nella quasi totalità avvenuti a seguito di un femminicidio e soprattutto a causa del mancato ascolto delle vittime di violenza domestica.Unico caso in occidente di “bambino ucciso in ambito protetto” perché né lui né la madre, che denunciarono violenza e abusi del padre, vennero mai ascoltati. Anni di ingiustizia e, nonostante le responsabilità gravi di chi doveva proteggerlo, sono stati tutti assolti. Nel convegno sono presenti nomi come Antonella Penati, Roberto Fico già Presidente della Camera, la Senatrice Valeria Valente, il Capitano Giuseppe Romano, il Sindaco di Milano Giuseppe Sala, la nostra Vittoria Tola.
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Seminario "A scuola con Lidia Menapace"
“Chiamatemi ex politica, ex parlamentare, ex insegnante, ma non chiamatemi mai ex partigiana. Perché io partigiana lo sarò per sempre”. Lidia Menapace Si è svolto ieri, presso l'Archivio dell'Udi Nazionale, il Seminario "A scuola con Lidia Menapace" organizzato dall'Udi insieme all'ANPI ed a Proteo Fare Sapere Sicilia 7 relatrici in presenza: Vittoria Tola, Responsabile Nazionale UDI, Rosangela Pesenti, formatrice e studiosa di Lidia Menapace, Daniela Dioguardi, della Segreteria nazionale UDI, Tamara Ferretti e Michela Cerra, della segreteria nazionale ANPI, Eliana Romano, Presidente di Proteo Fare Sapere Sicilia, e Maria Serena Sapegno, Professoressa presso la Sapienza di Roma.Due relatori da remoto: Massimo Baldacci, Presidente ANPI Nazionale, Agata Schiera, professoressa. Una giornata fatta di spunti e di riflessioni, di relazioni e di dibattito: argomento cardine la scuola, il ruolo dell'insegnamento e dell'insegnante e, soprattutto, il faro acceso sui ragazzi, il vero futuro della nostra società Si richiama la scuola al suo compito culturale di formazione di cittadine e cittadini che possano crescere nei valori affermati dalla Costituzione ma contemporaneamente si mortifica la struttura scolastica imponendole procedure di tipo aziendalistico, mortificando il valore del lavoro insegnante che è fondato, prima di tutto, sul dialogo educativo (più volte è stato richiamato il termine greco ποίησις che significa propriamente il fare dal nulla, inventare, comporre, creare. Poiesis, dunque, è il processo attraverso cui qualcosa che non c'era può venire all'esistenza, l'azione che porta dal non-essere all'essere) per il quale occorre tempo adeguato e possibilità di proporre ogni sapere come parte integrante di una riflessione sull'esistenza reale di ogni bambina e ogni bambino, ogni ragazza e ogni ragazzo che crescono misurandosi col mondo reale nel territorio concretamente e collettivamente abitato. Uno scambio di visioni e opinioni, un vero costruire tra le relatrici ed i docenti provenienti da Roma come da Trieste, dalla scuola di periferia come dal Tasso Ma tutti concentrati sul vero focus: i ragazzi da formare.Un grande arricchimento per tutti! #anpinazionale#unionedonneinitalia
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A scuola con Lidia Menapace - 14 febbraio 2025
A scuola con Lidia Menapace Corso di formazione destinato a docenti e dirigenti Per contrastare la violenza maschile sulle donne non bastano, come sappiamo, le raccomandazioni, la repressione o i buoni propositi. Occorre indagare la stratificazione storica dei dispositivi profondi che agiscono nella singolarità delle vite e nelle relazioni tra i sessi, deposito strutturale nella mentalità, nelle convenzioni sociali e nelle leggi che regolano le società da qualche millennio. Dedichiamo perció questa giornata di formazione a Lidia Menapace di cui, nell'anno appena trascorso, si è celebrato il centenario della nascita (3 aprile 1924), perché il suo pensiero ci offre ancora tracce da seguire, intuizioni da sviluppare, una storia generativa da conoscere, elementi di guida pratica per orientarci nel presente. Lidia Menapace ha attraversato la storia del nostro paese vivendola in prima persona nella scelta attiva che l'ha portata ad essere giovanissima partigiana nella Resistenza, politica e insegnante dentro la contestazione del '68, protagonista nel femminismo con la sua capacità di essere sempre singolarità collettiva, presente in luoghi istituzionali, fino al Senato della repubblica, ma soprattutto Maestra nella politica diffusa in migliaia di occasioni e luoghi di una società civile costituita soprattutto da donne. Antifascista, femminista, laica, pacifista non ha mai smesso di contrastare in ogni campo, in ogni occasione, in ogni luogo sociale e politico, quel rapporto asimmetrico tra uomini e donne che si struttura, quasi inconsapevolmente, in un linguaggio che riduce all'uno (soggetto singolare maschile falsamente neutro) ogni espressione culturale osservando come l'uniforme, il dominio dell'UNO, diventi un abito mentale costrittivo che si stratifica nell'immaginario con quel linguaggio militare che sostanzia la violenza reale fino alle guerre. Il genocidio simbolico del femminile nella lingua e nelle strutture discorsive porta inevitabilmente alla violenza reale sulle donne, sosteneva Lidia. Ci richiamava fin dagli anni '80 a riconoscere la natura non emergenziale della violenza maschile sulle donne, che i continui femminicidi portano oggi all'attenzione dell'opinione pubblica e al (tardivo) riconoscimento del fenomeno da parte delle Istituzioni. Di fronte alle notizie, così numerose che ci lasciano nell' incredulità, il richiamo ad una necessaria e profonda trasformazione culturale, è quasi d'obbligo ed è conseguente la chiamata all'impegno della scuola. Ma, se il fenomeno è strutturale, la risposta non può essere meramente occasionale: non bastano incontri ed eventi con esperti così come non servono nuove discipline dai contenuti fumosamente affettivi. Si richiama la scuola al suo compito culturale di formazione di cittadine e cittadini che possano crescere nei valori affermati dalla Costituzione ma contemporaneamente si mortifica la struttura scolastica imponendole procedure di tipo aziendalistico, mortificando il valore del lavoro insegnante che è fondato, prima di tutto, sul dialogo educativo per il quale occorre tempo adeguato e possibilità di proporre ogni sapere come parte integrante di una riflessione sull'esistenza reale di ogni bambina e ogni bambino, ogni ragazza e ogni ragazzo che crescono misurandosi col mondo reale nel territorio concretamente e collettivamente abitato. Il sessismo non è solo un problema di mancanza di informazioni sulle donne, ma è la forma stessa delle strutture disciplinari, sedimentato in un linguaggio neutro che, nascondendo l'esistenza storica delle donne, mistifica e falsifica la storia umana nella realtà vissuta da ogni collettività in quella costruzione dei processi stessi della conoscenza di cui vogliamo tracciare la memoria. Su questo ed altro si incentra il corso di formazione che proponiamo accompagnate da Lidia Menapace che già nel 1989 osservava che "Invece di iscrivere nel diritto la differenza, con ciò che di sconvolgente essa ha per la simmetria degli ordinamenti giuridici, politici, culturali, per gli statuti scientifici e professionali, si preferisce stabilire una forma del dominio e una forma della tutela. La libertà si restringe e come è noto se la libertà diminuisce, il suo esercizio tende a ridursi anche per quelli che se ne ritengono titolari." Lo scritto, intitolato "Le donne invisibili" iniziava proprio con l'analisi della violenza sessuale e della violenza domestica e concludeva: "Poiché tutto ciò non avviene meccanicamente e trova ostacoli profondissimi nelle pieghe etiche e di pensiero, di logica, da tempo impresse nei nostri cervelli, il lavoro da fare appare talora persino eccessivo per una generazione. Infatti durerà." Qual è il ruolo della scuola in queste "impressioni" e noi, formatrici e formatori, cosa vogliamo fare, come ci posizioniamo rispetto alla responsabilità verso le nuove generazioni che ci crescono accanto e rispetto ai dettami dell'istituzione, spesso contraddittori? Le tre associazioni che promuovono questo corso, come occasione di riflessione a più voci, sono depositarie di una storia d'origine di donne e uomini che hanno sognato e realizzato la repubblica democratica misurandosi con la realtà dentro una visione del futuro espressa in una Costituzione la cui storia ci può ancora guidare.
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25 NOVEMBRE GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
La Giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne, che quest’anno ricorre per la venticinquesima volta da quando l’ONU decise di istituirla, ci interroga su quale sia il bilancio di quest’anno sul tema. Purtroppo ci ritroviamo di fronte ad un numero di femminicidi che supera ancora una volta quota cento, a dimostrazione di quanto siano ancora insufficienti le politiche istituzionali per arginare questa vera e propria emergenza sociale, come l’ha definita il presidente della Repubblica Mattarella. Il governo Meloni continua ad affidarsi a normative securitarie, quasi che, ad esempio, il ricorso al braccialetto elettronico sia il giusto rimedio. É difatti quadruplicato il ricorso ad esso, per effetto della riforma Cartabia che ha ampliato il suo utilizzo anche ai cosiddetti “reati spia”, indicatori di violenza maschile sulle donne e minacce, senza aumentare però il correlato esborso monetario da parte delle finanze pubbliche e senza rimediare purtroppo al loro insufficiente funzionamento.Essi nella realtà non suonano o lanciano gli opportuni allarmi oppure la centrale operativa non riceve alcun segnale idoneo a consentire l’arrivo delle forze dell’ordine, che purtroppo invece pervengono sul luogo del femminicidio a delitto già avvenuto, come è avvenuto per Celeste Rita Palmieri. Diversamente l’Unione Donne in Italia ritiene che solo un’efficace interazione istituzionale sia la risposta idonea a fronteggiate gli abusi maschili sulle donne, considerando che, quando interviene la soluzione penale, sia fin troppo tardi, come dimostrano gli ultimi femminicidi avvenuti in Italia. Al proposito continuiamo a richiedere maggiore formazione per le forze dell’ordine ed i magistrati che, a nostro parere, non sempre emettono provvedimenti congrui in sede processuale. É di questi giorni la sentenza di condanna ad otto mesi per un uomo accusato di violenza sessuale nei confronti di una sua dipendente e per il quale la pena è stata ridotta rispetto alla richiesta di due anni e mezzo avanzata dal pubblico ministero. Secondo la difesa, non vi è stata violenza perché tutto sarebbe accaduto in trenta secondi, nonostante le riprese televisive attestino un tempo maggiore. Non sono state depositate le motivazioni della decisione dei giudici, ma la brevità dell’atto paventata dalla difesa potrebbe avere convinto i giudici, nonostante la vittima, a distanza di quattro anni, continui a ribadire di essersi sentita violata. Oltre che alla formazione, continua a non essere prestata dalle istituzioni preposte la giusta attenzione alla prevenzione del fenomeno della violenza maschile, un'altra condizione preliminare che serve a debellarne il fenomeno alle radici. Difatti, ad esempio, la violenza sulle donne non è considerata ancora prioritaria dagli istituti scolastici pubblici, come dimostra la nullità di notizie sul progetto Educare alle relazioni, voluto lo scorso anno dal ministro dell’Istruzione Valditara in tema di prevenzione e contrasto della violenza contro le donne. Tale progetto avrebbe dovuto promuovere, in particolare, la realizzazione nelle scuole di progetti, extracurriculari di 30 ore all’anno, basati su metodologie laboratoriali e attività pluridisciplinari, senza peraltro affrontare il tema della formazione specifica dei docenti e la revisione ed aggiornamento dei testi scolastici. Nulla si sa al riguardo degli esiti del progetto in questione, ma sappiamo invece che nel testo delle nuove Linee guida sull'educazione civica, emanate lo scorso settembre, è presente solo un generico riferimento alla cultura del rispetto verso la donna, dimostrando così come il ministro Valditara ed il governo Meloni non ritengano che in ambito scolastico il contrasto alla violenza maschile sulle donne passi necessariamente attraverso l'introduzione di percorsi di educazione affettiva e sessuale. L’Unione Donne in Italia di contro ritiene che occorra invertire la rotta delle pratiche pubbliche in tema di contrasto alla violenza maschile sulle donne. Il vero cambiamento, infatti, può avvenire solo se si decide di investire seriamente in politiche innovative capaci di sradicare le discriminazioni e le disuguaglianze di genere che alimentano le norme sociali e i comportamenti individuali, sgombrando il campo da ideologie di parte e faziose strumentalizzazioni. Solo così, in un periodo medio-lungo potremo assistere ad un reale cambiamento, altrimenti il nostro Paese continuerà a fornire ad uno suo strutturale problema risposte emergenziale e parziali, perché prive di una visione d’insieme e di una conseguente interazione istituzionale. Con la conseguenza che si continuerà a contare un femminicidio ogni tre giorni.
ULTIME NOTIZIE
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Nell'ambito del progetto del coordinamento donne Anpi provinciale Roma " La primavera delle antifasciste" parleremo di Lidia Menapace militante e intellettuale, "partigiana per sempre", presentando il libro che la rivista Left le ha dedicato. Lo faremo con la curatrice Rita De Petra e con coloro che hanno contribuito al volume : Vittoria Tola, Leda Di Paolo, con la testimonianza di Paolo Crocchiolo e l'intervistato Maurizio Acerbo, alla presenza della Presidente dell'Anpi provinciale di Roma Marina Pierlorenzi. Ripercorreremo la sua lunga vita, il pensiero politico, l'impegno per l'emancipazione e liberazione delle donne e la pace. Punto di riferimento per la sinistra e ....lezione per l'oggi.