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Targa per Anita Pasquali
L’8 marzo a Roma, nella Giornata Internazionale della Donna, grazie alla Presidente del I Municipio e su iniziativa dell'UDI Monteverde e dell’UDI la Goccia, a Piazza San Cosimato è stata apposta una targa per ricordare Anita Pasquali, storica dirigente nazionale UDI e presidente e fondatrice dell’UDI La Goccia, venuta a mancare alcuni mesi fa. Un altro omaggio alla sua figura e alla sua opera politica dopo il saluto nella camera ardente allestita nell’Archivio Centrale dell’UDI il 19 novembre scorso, a cui hanno partecipato tutte le espressioni del movimento delle donne a Roma, nonché la commemorazione tenutasi in Campidoglio il 24 novembre. Riportiamo l'intervento di Vittoria Tola in quest’ultima occasione. Riflettendo sul 25 novembre giornata mondiale contro la violenza alle donne è necessario ricordare che la Convenzione di Istanbul, che il Parlamento italiano ha votato all’unanimità dopo essere stata molto contrastata fino al 2013, è costruita su tre pilastri fondamentali: la prevenzione della violenza maschile in tutte le sue forme, la protezione e il sostegno a donne e minori e la punizione dei colpevoli. La Convenzione per questo è basata sulla “dovuta diligenza” o impegno necessario e permanente degli stati che l’hanno ratificata a realizzare queste necessarie politiche con l’impegno di tutte le istituzioni centrali e locali del paese. I dati sulla violenza maschile in tutte le sue espressioni, di cui il femminicidio e il figlicidio sono le forme estreme, nonostante non esista una raccolta integrata e sistematica a livello nazionale e in modo permanente, dimostrano, se ancora ce ne fosse bisogno, la gravità di questa fenomenologia che è strutturale e non accenna a diminuire. Questo nonostante i tanti passi avanti nella consapevolezza della sua gravità, le leggi e le politiche che sono state attuate sono frammentarie e spesso contradditorie. Al contrario andrebbero rafforzate la prevenzione basata su una nuova cultura tra i generi, la formazione culturale e professionale di tutti i soggetti coinvolti, la costruzione di reti locali competenti e in grande sinergia tra loro, l’aiuto alle donne anche economico e sociale e la coerenza tra politiche locali, regionali e nazionali. Raccomandazioni all’Italia fatte anche dai commissari ONU in conclusione della valutazione del Rapporto Ombra Cedaw preparato dalle associazioni delle donne e presentato a luglio 2017 a Ginevra. L’evento di oggi promosso dalla Commissione delle elette del comune di Roma, che ringrazio molto per l’invito, come tantissime iniziative, è organizzato per ricordare il 25 novembre come Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, ricorrenza istituita dal 17 dicembre dopo anni di battaglie delle donne soprattutto sud americane e in seguito a quanto deciso dalla Conferenza mondiale delle donne a Pechino. L'Assemblea generale delle Nazioni Unite designando il 25 novembre, data dell’assassinio politico delle sorelle Mirabal nel 1960, invitava i governi, le organizzazioni internazionali e le a organizzare attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica contro la violenza alle donne in quel giorno in particolare. La lotta contro la violenza maschile, che in questi ultimi mesi è usata in Italia in una torsione strumentale di politica razzista, (dimenticando come razzismo e sessismo vadano sempre insieme!) è segnata da un movimento mondiale che ha provocato, soprattutto dopo le denunce delle attrici a Hollywood e in tutta Europa anche all’interno di governi e parlamenti, una rottura della diga del silenzio su ricatti e abusi nelle sfere del potere più intoccabile. Questo movimento dimostra la sistematicità di una pre-potenza impermeabile ai cambiamenti e ai diritti delle donne ma dimostra anche come tra le donne e non solo ci siano momenti storici di straordinaria presa di coscienza e che ogni paese ha un suo momento determinante di svolta. Per noi, che denunciamo il fenomeno da 40 anni, questo, come ben sappiamo, è avvenuto a Roma dove nel 1975, quella che viene ricordata come la strage del Circeo a opera di tre fascisti della Roma bene, innesca una grande indignazione collettiva e un movimento che da quel momento non si è più fermato e che ha prodotto cambiamenti culturali, sociali, legislativi e nuove strutture per le donne in difficoltà come i centri antiviolenza e le case rifugio, insufficienti come detto, ma di cui la capitale è stata l’antesignana. Anche di questo Roma con le sue associazioni, i collettivi, i luoghi politici e culturali è stato uno straordinario laboratorio politico e continua ad esserlo dal Governo Vecchio alla Casa internazionale, al primo centro della provincia e del comune, alla prima legge regionale in Italia per sostenerli. Questo è stato possibile perché al lavoro del movimento femminista si è affiancato l’impegno di donne delle istituzioni. In particolare oggi voglio ricordare Anita Pasquali, scomparsa il 18 dicembre, che da consigliera comunale è stata una protagonista della legge di iniziativa popolare contro le norme del codice Rocco presentata nel 1979 dall’MLD, UDI e MFR e coordinamenti sindacali, dopo tutte le mobilitazioni negli anni 70, e che proprio nella sala accanto a questa ha organizzato a Roma il primo seminario su ”Botte in famiglia. Un fatto privato?” Era la prima volta negli anni ‘80 perché l’attenzione era stata più concentrata sullo stupro, sulle molestie e ricatti nei posti di lavoro (non sono per noi una novità purtroppo! Chissà chi ricorda la Risoluzione Rubinstein del Parlamento europeo del 1986!) e anche se si sapeva bene quanta violenza esisteva nell’ambito familiare il pensiero dominante era ancora che i panni sporchi vanno lavati in famiglia, nel privato insomma. Anita da consigliera comunale e da dirigente dell’Udi ne fece un fatto pubblico e politico con una domanda provocatoria e chiamando tutte a discuterne in Campidoglio ponendo anche il problema di come coinvolgere le/gli operatori dei consultori di Roma e provincia che tante lotte erano costati. Questi, infatti, erano stati per l’Udi, come gli asili nido, l’altra grande battaglia sui servizi a Roma, come i referendum sul divorzio e per l’autodeterminazione per l’aborto, il nuovo diritto di famiglia e contro le discriminazioni. D’altra parte le lotte delle donne a Roma per la loro libertà di scelta e per cambiare in meglio la loro vita, come sul valore sociale della maternità e sui diritti dei bambini e dei soggetti più fragili, è sempre stata una lotta che ha prodotto miglioramenti nella vita di tutta la città a cominciare dall’impegno fondamentale delle donne durante la Resistenza pagato duramente per liberare Roma dai nazisti e dai fascisti e poter vivere in pace e democraticamente. Anita Pasquali nata a Benevento il 17 febbraio del 1930, per caso e per obbligo, come diceva, in quanto il padre in quella città era stato trasferito come antifascista, si diploma maestra e per tutta la vita si impegna per i diritti e la valorizzazione delle donne nella società italiana e per trasformare positivamente i rapporti tra i sessi. Bella e determinata ha sempre auspicato l’unità delle forze progressiste ed il massimo dialogo e apertura a tutte le altre sensibilità e correnti culturali, ideali e politiche del Paese, ma confrontandosi apertamente e senza rinunciare alle proprie idee e posizioni. Arrivata a Roma dopo la Liberazione è stata una protagonista per tanti anni nella città sempre in prima linea nella battaglia per migliorare la città che conosceva bene dal centro alle periferie, per i diritti delle donne e del movimento delle donne. Con l'UDI ha condiviso lotte, fatiche e vittorie. Iscritta dalla Liberazione al Partito Comunista Italiano, Anita Pasquali entrò subito dopo nell’Unione Donne Italiane, giungendo poi alla Segreteria nazionale dell’UDI. Fu eletta anche al Comitato Centrale del PCI ed era stata vice responsabile della Commissione Femminile sotta la direzione di Adriana Seroni. Eletta Consigliera comunale del Pci a Roma negli anni del grande successo delle sinistre con i Sindaci Giulio Carlo Argan e Luigi Petroselli, è successivamente Consigliera provinciale di Roma, fondatrice e presidente dell'UDI Romana La Goccia. Il suo impegno è stato fermato negli ultimi anni solo dall’aggravarsi della sua malattia. Oggi vediamo che ci ha raggiunto, nonostante tutto, e lo ringraziamo di cuore, suo marito Giuseppe Dama che salutiamo con emozione perché con Bepi Anita ha vissuto per sessanta anni. La loro unione ha superato tante difficoltà in un’Italia certo molto diversa da adesso ma, oltre i loro sentimenti, hanno condiviso la stessa passione politica e lo stesso impegno. Giuseppe Dama è stato oltre che un partigiano, dirigente politico e responsabile dell’Istituto di Studi Palmiro Togliatti, Presidente del 1 municipio a Roma che ha gestito con grande autorevolezza. Anita Pasquali ha sostenuto convintamente la necessità della trasversalità del movimento delle donne per cambiare la società e non ha mai avuto paura del confronto e del conflitto, se necessario, anche tra le realtà più lontane. Tra le protagoniste di una stagione di rinnovamento “Sono una tra tante altre donne che hanno lottato anche per chi non poteva farlo" - affermava spesso - per questo era consapevole e profondamente rispettosa del suo ruolo come donna delle istituzioni nel rapporto con tutte. E’ stata tenace sostenitrice della soluzione positiva per definire, a suo tempo, dopo anni di occupazione, la sede del Buon Pastore come Casa Internazionale delle Donne, luogo di incontro, cultura, politica e servizi per le donne di Roma e non solo, convinta com’era che, anche in questo, la funzione di Roma Capitale doveva comprendere il fatto che era ed è la capitale politica delle donne. Altre foto qui.