Città Libere
Perché “UDI - Città libere dalle pubblicità lesive della dignità delle donne”?
Ogni strategia di marketing è sempre il risultato di un’industria che suggerisce, impone o crea contenuti. Questi contenuti devono entrare in un tessuto culturale pronto a recepirli passivamente. Per questo abbiamo chiamato i Comuni italiani al rispetto delle normative Europee e internazionali e più di cento – il numero è in crescita – hanno risposto con delibere apposite dichiarandosi “Città libera dalle pubblicità lesive”
I messaggi pubblicitari che utilizzano un modello stereotipato di femminilità che rende la donna superflua, dove la donna vera, di carne e sangue, scompare sostituita dalla rappresentazione di una femminilità “a modello patriarcale”, che tende, anche in questo modo, al controllo del corpo che deve essere proposto come bello-giovane-magro, sono frustranti e dannosi, come sappiamo, soprattutto, anche se non solo, per le giovani generazioni.
Attraverso le affissioni pubblicitarie i messaggi sono visibili per tutti, non esiste forma di controllo possibile, l’occhio distrattamente vi si posa e anche quando attraverso la denuncia all’IAP se ne ottiene la rimozione, ormai hanno già raggiunto lo scopo, ovvero farsi notare, il più delle volte, proprio in quanto “scorretti”.
Noi non mostriamo mai, infatti, queste immagini. Per non moltiplicarne l’impatto, le citiamo soltanto e invitiamo a non comprare i prodotti che usano pubblicizzarsi con quelle modalità.
Chiediamo poi ai Comuni che hanno deliberato che non vengano accettate “in quanto
incompatibili con l’immagine del Comune” le immagini pubblicitarie che:
- rappresentino o suggeriscano incitamento alla violenza fisica o morale
- rappresentino o suggeriscano stereotipi discriminatori, degradanti o atti a collocare le donne in ruoli subalterni e impari
- rappresentino o suggeriscano la mercificazione del corpo della donna quale oggetto di possesso o sopraffazione sessuale
- rappresentino o suggeriscano pregiudizi e stereotipi discriminanti in base al genere, all’appartenenza etnica, all’orientamento sessuale, all’abilità fisica e/o psichica, al credo religioso
- tendano ad abusare dell’inesperienza di bambini e adolescenti e che li inducano a una percezione stereotipata del sesso di appartenenza
Il Gruppo tematico nazionale, che prosegue l’azione intrapresa nel 2009 dal Coordinamento nazionale si fa carico, oltre alla raccolta e alla elaborazione dei dati relativi all’argomento, del monitoraggio di quanto messo in pratica dai Comuni che hanno aderito e della diffusione delle buone pratiche politiche da questi poste in essere.
(A cura del Gruppo tematico nazionale “Città Libere")
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Rimini
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Roma
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Milano
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