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Lettera aperta a Giorgia Meloni sul caso Ilaria Salis

                                                                           Alla presidente del Consiglio dei Ministri                                                                                                                 On. Giorgia Meloni Signora Presidente,condividiamo in questi giorni le preoccupazioni espresse da più parti e, principalmente, dalla famiglia per il prolungarsi della detenzione in Ungheria della nostra concittadina Ilaria Salis.Le immagini e le notizie sul trattamento processuale e detentivo applicati per un procedimento incentrato su accuse per reati contro persone che non hanno sporto denuncia, hanno creato una forte eco dentro e fuori dai nostri confini e un grande sconcerto.Sconcerto, ma soprattutto un forte sentimento di attesa, da parte nostra e di moltissime donne, per quanto il governo da lei rappresentato vorrà disporre per la salvaguardia della Salis e per l’affermazione della normativa comunitaria e internazionale per la protezione dei cittadini fuori dai confini nazionali.I troppi commenti provenienti da fonti ministeriali non precisamente coinvolte sul caso, ci fanno temere che siano intervenute motivazioni non propriamente attinenti alla vicenda processuale, per di più, apertamente ostili al rientro della nostra concittadina.Da alcune interviste, in particolare quelle rilasciate dal padre e dall’avvocato difensore a Radio24, abbiamo appreso che una cittadina tedesca incensurata, come Ilaria Salis, con lo stesso tipo di accuse è stata rimandata in Germania con arresti domiciliari. Quali differenze intercorrano tra le due imputate con le stesse accuse per determinare un trattamento tanto diverso, ci domandiamo senza poterci dare una risposta.Nel fare queste considerazioni siamo confortate dalla certezza di essere in un paese libero dove la protesta contro la gestione delle carceri, teatro a volte di tortura e abusi, è non solo ammessa, ma anche fonte di ispirazione per la politica. Altrove questo è inammissibile, come inammissibili sono le norme per la tutela delle donne e della loro dignità in ottemperanza a quanto previsto dalla Convenzione di Istanbul.La ratifica da parte dello stato italiano di detta convenzione lega le nostre istituzioni all’esercizio dell’estensione della tutela sulle cittadine italiane oltre i confini, nonché alle donne cittadine di paesi che non ne hanno assunto la normativa.Crediamo che in presenza di tante competenze e fonti, magari di concerto col competente ministero per le pari opportunità, sarà possibile per lei muoversi, nel pieno rispetto delle autonomie di un altro stato, affermare la determinazione applicativa dei diritti di una cittadina italiana.È sotto gli occhi di tutti ormai che il processo a Ilaria Salis può pericolosamente trasformarsi in un processo politico al dissenso e a chi lo esprime e pensiamo che spetti a lei dire parole risolutive e compiere atti che non mettano in forse l’autorevolezza delle istituzioni italiane.                                                                      Unione donne in Italia​   

Comunicato UDI - Direttiva Europea

L’Unione Europea ad oggi non ha ancora predisposto leggi specifiche per contrastare a livello sovranazionale la violenza di genere, anche se ha ratificato nella seconda metà del 2023 la Convenzione di Istanbul, il trattato internazionale contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, approvata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa il 7 aprile 2011 ed aperta alla firma l'11 maggio 2011 a Istanbul.   L’8 marzo del 2022, in occasione della Giornata internazionale della donna, la Commissione europea  propose una nuova direttiva per contrastare la violenza di genere. L’obiettivo prefissosi era di  uniformare le normative nazionali  su diversi crimini, fra cui lo stupro, la mutilazione genitale femminile, la sterilizzazione e i matrimoni forzati, lo stalking online e la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti. In tale direttiva, in linea con la Convenzione di Istanbul lo stupro a livello europeo si configurava come un «rapporto sessuale non consensuale».  La proposta normativa nella sua interezza era stata accettata dal Parlamento Europeo a giugno del 2023, senonché occorreva anche il voto favorevole del Consiglio dell’Unione Europea, un organo composto dai ministri degli stati membri che, insieme al Parlamento, detiene il potere legislativo dell’Unione. Nella fase di negoziazione per giungere ad un testo condiviso dai tre organismi competenti, la Commissione che ha proposto la direttiva, il Parlamento e Consiglio, è successo che alcuni Paesi, in particolare la Francia e la Germania, si sono posti di traverso riguardo alla definizione e l’inclusione del reato di stupro nella direttiva, inducendo la presidenza attuale del Consiglio dell’Unione Europea ad eliminare la definizione di «molestie sessuali nel mondo del lavoro» ed a ritirare l’art. 5 della direttiva, indicante lo stupro come un «rapporto sessuale  non consensuale».   Il timore di questi Stati è che la normativa sovranazionale si imponga su quella delle loro legislazioni che, nel caso dello stupro, non attribuiscono in modo esplicito al consenso un ruolo prioritario, ma invece si incentrano, come in Italia, sulla  circostanza che le aggressioni sessuali, per essere perseguite e punite, debbano avere certe caratteristiche, quali la violenza, minaccia e costrizione oppure, come altri Stati, che la vittima debba avere espresso il proprio dissenso. Eppure  dai più importanti studi sulla violenza sessuale si evince sia che durante uno stupro la paura molte volte rende inerme la vittima, impedendole sia di parlare che reagire, come anche si rileva che nelle aggressioni sessuali non sempre si riscontrano modalità brutali o intimidatorie.Appunto per  uniformare le diverse normative nazionali in tema di diritto penale sul reato di violenza sessuale, erano intervenute sia la Convenzione di Istanbul del 2011, che individuò lo stupro come un «rapporto sessuale non consensuale», sia la Convenzione ILO OIL del 2019, la prima normativa internazionale definita per prevenire e contrastare la violenza e le molestie nel mondo del lavoro. La mediazione effettuata dalla Presidenza belga del Consiglio D’Europa, per pervenire ad un testo condiviso della direttiva europea sulla violenza di genere, vede l’Unione Donne in Italia nettamente contraria. Lo stralcio degli articoli 4 e 5 ci appaiono come un palese passo indietro, inducendoci a chiedere alle istituzioni competenti di tornare al testo approvato dal Parlamento europeo lo scorso anno.  Non possono esistere arretramenti sul concetto stesso di stupro che deve sostanziarsi come reato sussistente in mancanza di un espresso e consapevole consenso al rapporto sessuale. Mediazioni sulla pelle  e la dignità delle donne europee non sono accettabili, per lo più in un momento storico che invece richiede chiarezza ed uniformità di intenti normativi. Ove essa si svenda per salvaguardare la difformità delle normative nazionali in tema di violenza di genere, viene meno il tentativo, posto in essere dalla direttiva approvata lo scorso giugno dal Parlamento europeo, di pervenire ad una risoluzione chiara di un problema diffuso e sempre più presente nel dibattito pubblico e politico europeo. Piuttosto, allora, preferiamo che non ci sia alcuna mediazione e che il Parlamento europeo non approvi un testo nettamente al ribasso che dimostra ancora una volta come la tutela delle donne passi in secondo piano a favore dei giochi di potere che denegano i loro diritti.      

Le ragazze del '43 e la bicicletta

A nove anni dalla sua realizzazione, riproponiamo le interviste realizzate in collaborazione con UISP a Marisa Rodano, Tina Costa, Luciana Romoli e Lidia Menapace, per farci raccontare la loro esperienza di ribellione e di Resistenza. Parole di libertà, di pace e di democrazia in occasione della giornata della Liberazione dal nazifascismo. ​

Per la madre di Pisa e tutte le altre

L'UDI intende esprimere piena solidarietà a tutte le donne danneggiate colpevolmente dalla violenza patriarcale di Stato, che sottrae loro i figli in nome di credenze senza alcun valore scientifico al fine di rieducare forzatamente i minori alla relazione con un padre abusante, che si rifiutano di vedere, e punire le donne per i loro atti di insubordinazione verso quegli stessi uomini-padroni desiderosi di riguadagnare il potere perduto. E oggi, in particolare, l'UDI intende fare cerchio attorno alla "madre di Pisa", a processo lei per calunnia per aver denunciato le modalità violente di sottrazione del figlio di 8 anni da parte di undici carabinieri e il padre. Lo scorso 12 settembre, in occasione della prima udienza presso il Tribunale di Pisa, l'UDI di Modena aveva risposto alla chiamata pubblica dell'associazione Differenza Donna di presidiare il piazzale antistante il palazzo di giustizia. Lo ha fatto insieme ad altre realtà femministe come MaternaMente, Resistenza Femminista, Radicali Libere, Maison Antigone, Femminicidio in Vita, Laboratorio Donnae, Radfem Italia e MovimentiAMOci Vicenza. E l'ha fatto con la presenza fisica delle sue rappresentanti in delegazione, i suoi cartelli e le sue parole di denuncia: BIGENITORIALITÀ: SENZA MADRESENZA MADRE LA BIGENITORIALITÀ È RIPRISTINO DELLA PATRIA POTESTÀMADRECTOMIA, LA PEGGIORE PORCHERIABAMBINI RESETTATI = BAMBINI VIOLENTATI STATO, STATO: PRINCIPALE INDIZIATO L'UDI conosce il valore politico di questa esposizione pubblica, sapendo che è solo nella pratica della sorellanza che l'Unione, che le dà il nome, trova il suo più profondo significato e ragion d'essere. Per ogni donna offesa, siamo tutte parte lesa! UDI Nazionale, Roma 30 gennaio 2024    

Vis non grata puellae

L’uso cinico del diritto alla difesa degli imputati nel processo ai presunti colpevoli dello stupro di Porto Cervo, tra i quali spicca Ciro Grillo, si deve alla spregiudicatezza dei difensori e sicuramente alla pervicacia dei difesi. Le frasi pronunciate, che esprimono l’intento denigratorio della vittima, fanno impressione e rendono incongruente il termine “medievale”, scelto per definirle. Non è necessario tornare alla storia del medioevo: basta pensare a ciò che succedeva nel non tanto lontano 1979, quando grazie al valore di Tina Lagostena Bassi, alla progettualità delle femministe e alla regia di Annabella Miscuglio e Loredana Rotondo si produsse un film “processo per stupro” dove fu messo sotto accusa un sistema difensivo e giudiziario che trasformava le vittime in accusate e gli stupratori a loro volta in vittime.Non siamo tornate né al medioevo né al 1979, siamo qui di fronte a un patriarcato che ha tre teste e che le usa tutte e tre per schiacciare le accuse e impaurire le donne.La testa politica, ben piantata nel sistema, difende i suoi cuccioli impotenti prima ancora di giungere al giudizio. La testa mediatica che guida la diffamazione sui social. e anche su qualche foglio, la testa giudiziaria che spesso ignora le norme delle convenzioni per lo svolgimento dei processi. Il patriarcato esiste e ha tre teste contro una sola vittima.Stupro di gruppo è un’accusa ancora più infamante del reato commesso da una sola persona e segna il fallimento sessuale di maschi che senza pubblico non riescono a qualificare la loro individualità, maschi che non conoscono il sesso consensuale perché in quel caso non c’è sesso.Ma tant’è siamo a chiedere giustizia per una donna che, dal coraggio di denunciare, dovrà trovare il coraggio di vivere dopo essere stata sotterrata dalle ingiurie.Tina Lagostena Bassi, in quel processo per stupro, passò dall’essere patrocinatrice della parte civile a ricoprire “abusivamente” il ruolo di pubblico ministero. Ma vinse il processo, dando vita ad una svolta e a uno scoppio di gioia di un movimento che non si è fermato e non deve fermarsi ora. Alla prossima udienza del processo ai presunti stupratori di Porto Cervo ci saremo. Saremo a Tempio Pausania. UDI di Napoli, Arcidonna, Associazione Salute Donna, Aps Psy-com CSR Protocollo Napoli, Stefania Cantatore, Gabriella Ferrari Bravo, Ester Ricciardelli, Rosa Di Matteo, Elvira Reale Napoli, 15/12/2023    

La libertà femminile e "i reati spia"

L’iniziativa dell’UDI di Napoli “il Chiosco rosa” è un progetto, presentato con Salute Donna e Arcidonna, che indica ai comuni un modo per liberare dalla paura la mobilità delle donne.La paura di uscire delle donne, quella di camminare da sole, è legata alla percezione di una realtà di sempre: la strada è fatta per gli uomini, le donne possono percorrerla in tempi e modi stabiliti.I dati dicono che non si tratta di suggestioni, ma del ragionevole allarme di fronte a offenders che rivendicano la proprietà degli spazi e, con essi, quella sulle donne che li attraversano.Secondo i dati elaborati dal servizio di analisi criminale della direzione centrale di polizia, dal 2013 al 2022 si è evidenziato notevole incremento, progressivo e costante dei reati sessuali e delle violenze di gruppo. Questi dati sono stati oggetto della pubblicazione di settembre, con un focus sulle violenze di gruppo, considerati reati spia della fenomenologia relativa al femminicidio.Secondo l’ISTAT, ci sono stati, nel 2021, 12.800 interventi al pronto soccorso per violenze maschili: circa 3000 in meno del 2019. Il dato viene messo in relazione alle difficoltà di accesso dovute al covid. Questo dato segnala quindi una diminuzione forzata dei referti e delle denunce, spesso conseguenti al ricovero.Il diario tenuto dalle realtà di movimento, che è desunto da articoli di stampa, contiene discrepanze rispetto alla realtà, ma è comunque in aumento.  Gli organi stampa sono certamente influenzati da forme ideologiche di occultamento o modulazione del tono delle notizie, a partire dal linguaggio comunicativo, tuttavia l'incrocio delle fonti permette l'estrazione della sostanza degli eventi.Resta che le vittime di stupri e di azioni offensive sia psicologiche che fisiche, desunte dalla stampa sono 490, in questo 2023. Questi numeri in gran parte riguardano violenze in ambiente extradomestico, definite dalla polizia reati spia, della cui prevenzione la politica si occupa in modo marginale e solo in concomitanza di fatti particolarmente efferati.La disattenzione e l’inerzia istituzionale riguarda tutte le violenze, ma la parte del tutto ignorata è quella che riguarda l’effetto di questi crimini sulla libertà di movimento delle donne.Stefania Cantatore di UDI Napoli Napoli, 13/12/2023(allegati rapporto Direzione PS e dati ISTAT)   

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SPECIALE - 8 MARZO 

Nell'ambito del progetto del coordinamento donne Anpi provinciale Roma " La primavera delle antifasciste" parleremo di Lidia Menapace militante e intellettuale, "partigiana per sempre",  presentando il libro che la rivista Left le ha dedicato. Lo faremo con la curatrice Rita De Petra e  con coloro che hanno contribuito al volume : Vittoria Tola, Leda Di Paolo, con la testimonianza di Paolo Crocchiolo e l'intervistato Maurizio Acerbo, alla presenza della Presidente dell'Anpi provinciale di Roma  Marina Pierlorenzi. Ripercorreremo la sua lunga vita, il pensiero politico, l'impegno per l'emancipazione e liberazione delle donne e la pace. Punto di riferimento per la sinistra e ....lezione per l'oggi.​